mercoledì 21 novembre 2012

Il Re Lucertola e le porte della percezione. (parte 1)


di Bianca Fusco

Jim Morrison: un nome che vive ancora nell’immaginario collettivo di molti, una leggenda, un mito.
Insieme ai Doors riscattò un’intera generazione ed ebbe un successo straordinario nella scena anni ’60, quando i giovani credevano ancora nella musica e pensavano che grazie ad essa si potesse davvero cambiare qualcosa. Ma mentre la maggior parte dei loro contemporanei indossava fiori nei capelli e predicava la pace e l’amore, i Doors esploravano il lato più oscuro della psiche umana e cantavano di sesso e morte, con la loro musica che apriva nuovi orizzonti e rappresentava un mondo selvaggio e sensuale.


Il gruppo fu concepito quando Jim Morrison e Ray Manzarek (tastierista) si incontrarono nella calda estate del 1965 sulla spiaggia di Venice, ai tempi in cui entrambi avevano terminato gli studi presso la UCLA di Los Angeles. Quando Manzarek seppe che Morrison avrebbe voluto chiamare la band The Doors pensò che fosse un nome ridicolo, finchè non si rammentò della citazione di William Blake (ispirata al libro di Aldous Huxley “Le porte della percezione”, che trattava l’argomento dell’espansione mentale mediante l’uso di allucinogeni): “ Se le porte della percezione fossero purificate, ogni cosa apparirebbe all’uomo come realmente è: infinita”.
I Doors iniziarono la loro carriera come rock’n’roll band in alcuni squallidi locali del Sunset Strip, finchè non vennero messi sotto contratto dall’Elektra Records.
Il loro primo album, “The Doors”, fu pubblicato nel gennaio del 1967 e contiene alcune delle canzoni più note della band, dalla più commerciale “Light My Fire” alla storica e immortale “The End”. Fu proprio quest’ultima che consacrò la band come una delle più amate nel panorama rock’n’roll degli anni ’60. Secondo Morrison la registrazione di questo pezzo fu un punto di svolta per i Doors. <<”The End” è un dramma che parla dell’imminente fine di un rapporto; un’esperienza catartica, un racconto epico psicosessuale che termina con un parricidio e un incestuoso amore edipico. E’ rock ispirato a James Joyce, con un testo da “flusso di coscienza”. La canzone è strutturata come un edificio, non c’è storia all’inizio, solo un fondamento di immagini di decadenza. La canzone suggerisce una psiche invasa dalla paura del sesso, della violenza e della morte. Le immagini della canzone sono universali, perché essa possa essere qualunque cosa tu desideri che sia. “The End” è un brano senza tempo… fu allora che realizzammo di essere un gruppo diverso da tutti gli altri. Stavamo suonando musica che sarebbe sopravvissuta per anni, non settimane>>. Il pezzo fu anche usato come colonna sonora nel film “Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola.
L’arte di Morrison era grandemente influenzata dalla corrente surrealista, che rifiuta i valori e le convenzioni tradizionali tentando di esprimere l’inconscio, presentando immagini in una sequenza casuale anziché ordinata. Questo concetto venne accolto anche da Rimbaud, poeta francese amatissimo da Jim Morrison. 

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